La figlia perfetta, Anne Tyler

Titolo: La figlia perfetta
Autore: Anne Tyler
Traduttrice: Laura Pignatti
Pubblicazione: Milano : Guanda, 2007
Pagine: 291




Le vite di due famiglie si intrecciano al'aeroporto di Baltimora, mentre aspettano l'arrivo delle due piccole figlie adottive dalla Corea. Da quel momento le due giovani coppie cominciano a frequentarsi, conoscersi, e inevitabilmente, paragonarsi. 
L'una di orgine iraniana, l'altra americana: si guardano, si confrontano, spesso si giudicano, provano a comprendersi. Molti i protagonisti, di cui si raccontano il passato, i pensieri attuali, le insicurezze. 
Questa coralità, però, non riesce ad essere un punto di forza, bensì di frammentarietà. La storia, che pure avrebbe dei temi importanti da raccontare, come l'integrazione, la maternità adottiva, l'educazione, la cultura americana vista dagli immigrati, si perde poi in una miriade di racconti quotidiani e nella moltitudine di personaggi. L'impressione finale della lettura è che sia leggermente inconcludente. 
Scritto molto bene, forse un po' lento nella seconda parte, originale nelle sue riflessioni, ha il difetto di non mantenere quello che promette. Pur conoscendo bene la delicatezza dell'autrice, che rimane tra le mie preferite, mi aspettavo, forse ingannata dal titolo, più pathos, più conflitto. Invece no, tutto sembra scorrere nell'apparente tranquillità, senza colpi di scena, soltanto la penna dell'autrice ci suggerisce i moti dell'animo dei personaggi.
Tra tutti, la protagonista più complessa, con mia grande sorpresa, è stata la nonna iraniana, Maryam, l'unica di cui è difficile decifrare gli atteggiamenti. In lei, più che in altri personaggi, vive il conflitto dell'integrazione, ma sempre con levità, senza enfasi.
Non è certo un romanzo che entusiasma, rimaneper me uno in più letto della mia autrice preferita.

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